LIBERTY STUDENT HOUSE
E' la storia di uno studente che cerca casa e di una committenza che ha trasformato in tempi inverosimilmente brevi le fastigie obsolete di un vecchio albergo in un moderno studentato coniugato con un giovanile linguaggio.
E' il linguaggio di un intero fabbricato che, fin dalle finestre variamente colorate del prospetto esterno, esordisce con valori attrattivi.
E' l'ironizzazione di un'austera reception con colonne marmoree smitizzata da sgargianti colori fluorescenti di busti di personaggi della cultura latina.
E' la libertà compositiva di gialle sedute sparpagliate nella lobby comune che, ricomposte, formano la parola LIBERTY, quale nomenclatura assunta come sinonimo di libertà.
E' una fontana che nella terrazza esterna sgorga incessantemente acqua su un pavimento opportunamente colorato di blu.
E' lo stile identitario del concetto del freddo e del caldo di una zona cottura che, in corrispondenza di frigoriferi e forni, fa campeggiare la parola HOT, con lettere avvolte da un filo di rame conduttore, e la parola COLD, con un colore freddo celeste oramai cristallizzato.
E' la differenziazione dei corridoi, delle finestre protese nella facciata esterna, delle porte di ingresso e delle camere, tinteggiati ognuno da colori differenti suddivisi per piano.
E' la creazione di una sorta di cintura colorata che, nelle camere, sormonta, con i medesimi colori visibili solo dal prospetto esterno, tutto ciò che incontra nel proprio percorso: pareti, pavimento, arredi, tende, soprammobili, stucchi.
E' una storia fiabesca.
Ma è anche una storia vera.